Osanna al Figlio di Davide

Su ali d'aquila

Domenica 04 dicembre - IV di Avvento (A)


La quarta domenica di Avvento ci invita a contemplare l’ingresso del Messia nella storia. Per comprendere il senso di queste parole la liturgia ci propone di soffermarci sull’ingresso di Gesù a Gerusalemme nei giorni precedenti la sua passione: che cosa c’è di così divino in tutto questo?

La Parola di Matteo ci dona alcuni spunti interessanti. Gesù sceglie a Betfage di cavalcare una coppia di animali, un’asina e il suo puledro. Già ai tempi dei re di Israele questo gesto indicava l’ingresso pacifico di un re, e quindi Gesù riprende il senso di questo ingresso. Ma ora l’ingresso nella città santa è del Figlio di Dio, è Dio che entra pienamente nella storia! E la scelta di una madre e del suo cucciolo ha un ulteriore significato: Dio entra nella storia come il Dio della vita, non come il Dio della separazione e della distruzione.

C’è un’altra immagine in questo vangelo su cui dobbiamo soffermarci. L’ingresso di Gesù è caratterizzato da uomini che stendono il loro mantello e da altri che stendono rami di palma. Il mantello è segno della vita di una persona, era il capo che indicava la sua dignità, i rami di palma sono segno del creato. Quasi a dire quindi che tutta l’umanità, ma anche tutta la creazione attendono questo ingresso di Dio nella storia. Perchè così tanta attesa?

Ecco l’ultima immagine: Osanna Figlio di Davide! Osanna, cioè Salva dunque, salvaci Figlio di Davide! L’attesa così forte del popolo e della creazione è accesa da un desiderio di essere salvati, dal desiderio che sgorga nel riconoscerci fragili, deboli, capaci di vivere e compiere il male.

Il Signore viene quindi per ricordarci proprio questo: tu non sei il male che subisci o compi! Ma per vivere ciò il profeta ci ricorda che anche noi dobbiamo compiere un passo! Come Cristo assume la nostra storia e le sue fragilità per essere vicino a noi, così anche noi dobbiamo assumere l’atteggiamento di Dio, cogliere la sua paternità e maternità per noi. Un vero padre e una vera madre aiutano i figli a riconoscere i propri sbagli, i propri errori le proprie paure, a dargli un nome per andare avanti e non fermarsi a loro. E così fa a Dio: ci dona uno spazio perchè come una pecora possiamo sentire il calore del suo cuore, del suo amore e in esso saper raccontare a voce alta chi siamo e cosa ci sembra di essere, il sacramento della riconciliazione.

Vivere questo sacramento in questi giorni non è scontato: apre il cuore, il nostro cuore ad accogliere veramente il Messia e la sua misericordia. Ci apre a riconoscere pienamente il volto di Dio e allo stesso tempo il nostro volto di figli amati. Ci apre e ci porta anche a noi a dire: Osanna, Salvami perchè tu sei il Kyrie!

Camminiamo allora così verso il Natale: con un cuore desideroso di lasciare spazio a Colui che viene e non tarderà, lasciare e dare spazio per essere veramente pronti a sperimentare la pienezza della sua misericordia!
 

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